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I fatti e le scelte

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Periodico mensile della Giunta regionale toscana - anno XIV n.1 gennaio 2006
Parla Gianni Salvadori
Assessore alle Politiche Sociali

Uno scenario economico che in molti guardano con preoccupazione rende difficile immaginare per il futuro grandi risorse a disposizione degli interventi di carattere sociale. Che cosa ne pensa?
È innegabile che la drasticità del taglio del 50 per cento al fondo nazionale per le politiche sociali comporterà ripercussioni negative anche in Toscana. Ciò che emerge palesemente è l’impianto dettato dal Governo che tenta di svuotare i servizi, impostando un rapporto diretto con i cittadini e intervenendo semplicemente con un apporto monetario.
La Regione Toscana invece ritiene importante promuovere la crescita di un sistema territoriale di servizi che veda alla sua base un rapporto tra pubblico e non profit teso a massimizzare l’efficacia dei servizi stessi.
Nonostante le difficoltà economiche dettate dai tagli, la Toscana ha deciso di mantenere e garantire i livelli di welfare locale attualmente esistenti. È stato possibile tenere fede a tali impegni soprattutto grazie all’apporto ed alla collaborazione di tutti i soggetti presenti sul territorio toscano, partendo dagli enti locali ed arrivando ai soggetti del volontariato, alle cooperative sociali, alle associazioni, alle organizzazioni sindacali.
Ancora una volta il ruolo del terzo settore si è dimostrato strategico per il perseguimento del “ben-essere” e per garantire alti standard di qualità della vita alla cittadinanza in Toscana, una regione che ha visto nascere e crescere storicamente e culturalmente un welfare fortemente “partecipato”.

Volontariato, associazionismo e cooperazione sociale si presentano come elementi fondamentale per il welfare toscano di oggi e di domani. Perché?
Ritengo che l’impostazione dell’attività e delle scelte programmatiche che garantiscano un efficace sistema sociale in Toscana debba fare riferimento al ruolo del pubblico e quindi della Regione e degli enti locali.
Ritengo altrettanto fondamentale, però, che i servizi e le attività siano “co-progettate” con il sistema del terzo settore. Sono convinto dell’importanza del coinvolgimento di tutti i soggetti della società civile toscana, un coinvolgimento che non miri al semplice sgravio di spesa ma che si avvalga della rilevanza culturale e storica del ruolo, radicato in Toscana, di tutti i soggetti operanti nel terzo settore.
Veder crescere una comunità solidale, questo è il nostro intento, la nostra sfida di oggi, la nostra scommessa di domani.
La co-progettazione, la comunità d’intenti e la partecipazione risultano alla base di ogni scelta sia politica che culturale, per la costruzione di un nuovo modello di welfare per la Toscana, un welfare impostato su valori di condivisione, partecipazione e solidarietà.

I prossimi anni sembrano destinati a caratterizzarci, tra l’altro, come una società di anziani. Con quali conseguenze?
In Toscana si vive bene, c’è un benessere diffuso ed un livello di disuguaglianza sociale contenuto. Lo dimostrano numerosi rapporti, lo testimonia l’aumento del’età media da 44 a 47 anni. Un traguardo importante che ha visto la Regione Toscana riuscire a creare quelle condizioni sociali, ambientali e sanitarie che permettono di vivere di più.
Longevità, però, significa anche maggiore esposizione a rischi legati alla “fragilità” dell’età, come dimostra la presenza dei circa 74.000 non autosufficienti stimati dall’Agenzia regionale di sanità.
Così, mentre sono in costante aumento i bisogni, le risorse dimezzate dalla Finanziaria non permettono di rispondere pienamente alle necessità degli anziani e delle loro famiglie.
Non possiamo allora più attendere l’avvio – più volte auspicato da tutti – di un fondo nazionale per la non autosufficienza.
Il 2006 sarà l’anno che ci vedrà studiare e sperimentare la costruzione del fondo regionale, l’unica risposta concreta ad un dramma che coinvolge migliaia di famiglie toscane. E, attraverso il fondo regionale per la non autosufficienza, sperimenteremo interventi volti a mantenere il più a lungo possibile l’anziano nel proprio ambiente familiare anche attraverso il potenziamento delle politiche assistenziali.

Immigrati e welfare: un costo o una risorsa?
Il tema dell’immigrazione è una delle priorità programmatiche dell’assessorato anche in vista dell’aumento della percentuale di migranti nei prossimi anni.
I numeri parlano chiaro: gli immigrati regolari in Toscana erano, secondo l’utlimo rapporto della Caritas, quasi 223.000 alla fine del 2004 ma si stima che nel 2016 potrebbero rappresentare circa il 12 per cento della popolazione regionale.
Lo scenario futuro deve vedere la società toscana culturalmente pronta ad accogliere il fenomeno dell’immigrazione.
Si tratta di una grande opportunità di crescita e di solidarietà, una sfida che deve essere colta per valorizzarne le positività gestendone gli aspetti problematici.
È importante superare la logica di chi vede nel fenomeno migratorio solamente un problema di ordine pubblico.
La strategia della Regione è quella di operare per l’accoglienza e la piena integrazione dei cittadini immigrati mediante l’attuazione di politiche integrate che affrontino i diversi ambiti nei quali la persona, la famiglia extracomunitaria “incontrano” la società toscana.
È indispensabile promuovere questo “processo di incontro”, un processo che porti alla costruzione di reali percorsi di cittadinanza .
Cosa vogliamo garantire al cittadino immigrato? Una cittadinanza piena, che arrivi anche al riconoscimento del diritto di voto. Una scelta significativa e coraggiosa, questa del diritto di voto, che troverà le basi in una legge regionale sull’immigrazione attualmente in corso di elaborazione con l’apporto di tutta la società civile e che intendiamo vedere approvata entro il 2006.
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27.01.2008
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