Aggiornamento in:

Testimoni d'eccellenza

Condividi
Periodico mensile della Giunta regionale toscana - anno XIV n.1 gennaio 2006
Obiettivi, strategie e priorità che guideranno il governo regionale nella legislatura appena iniziata

Crisi dei legami comunitari e perdita del senso della collettività sono i due elementi che più sembrano caratterizzare la nostra società attuale. “Stiamo assistendo a radicali cambiamenti su vari livelli della vita sociale: individuale e familiare, locale e planetario; uno sguardo sociologico alla società contemporanea non può non riscontrare una diffusa crisi dell’ordine sociale moderno”. Ad affermarlo, uno degli addetti ai lavori ai quali ci siamo rivolti per una riflessione sul ruolo della cosiddetta sussidiarietà orizzontale nel nostro welfare, il responsabile del Dipartimento politiche sociali e welfare della presidenza delle Acli toscane, Lorenzo Landucci.
Per il presidente dell’Humanitas di Scandicci, Romano Manetti, si sta affermando sempre di più un “modello di società fai da te”, ritenuto indispensabile per tirare avanti dopo che “da tempo in Italia si sono smarriti quei legami che dall’immediato dopoguerra fino agli anni prima del ‘70, tenevano insieme le comunità facendo emergere il senso della collettività” per cui “ viene ad esaurirsi un modello di società che si era cimentata intorno alla famiglia, al lavoro”.
Anche per il presidente di Federsolidarietà regionale-Confcooperative, Anna Ferretti, “il cambiamento delle dinamiche e la composizione dei nuclei familiari che tendono inesorabilmente all’atomizzazione (giovani single o anziani soli) sono alcune delle cause della crisi della nostra società”. Elementi questi che, insieme a tempi di lavoro sempre più accelerati, un’organizzazione delle città che tende a relegare la popolazione in quartieri dormitorio, una migrazione interna ed esterna che, se da un lato favorisce gli scambi, dall’altro porta allo sradicamento dal territorio d’origine, prosegue Ferretti, “producono un forte ripiegamento sul ‘privato’ e ingenerano nelle persone sentimenti di solitudine soprattutto nell’affrontare tutti i problemi che il normale corso della vita porta: una malattia, una difficoltà finanziaria, problematiche con i figli, la non autosufficienza legata all’handicap o all’età”.
Provare a leggere la crisi del welfare come “opportunità di innovazione e di ripensamento necessario e non più procrastinabile” è il suggerimento del dirigente dell’Arcst-Legacoop, Angelo Migliarini. In una società sempre più frammentata e competitiva come la nostra stanno emergendo “nuovi bisogni e nuove concezioni di benessere, di salute e di qualità della vita” cosicché “sono le politiche e i servizi che devono adeguarsi alla sensibilità, alla cultura, ai codici d’uso, alle strategie di vita del loro target, gruppo di popolazione o utente singolo”.
Provocatorio il punto di vista del vicepresidente della Conferenza regionale delle Misericordie, Alberto Corsinovi: “Purtroppo, fanno molto più notizia fatti riguardanti episodi di individualismo-egoismo-qualunquismo che i fatti di solidarietà di cui quotidianamente non si parla ma che, individualmente o ‘associativamente’, vengono compiuti”.
A giudizio del presidente dell’Arci Toscana, Vincenzo Striano, “la crisi profonda del concetto di comunità è un problema che interessa tutti gli strati della popolazione, ma che è maggiormente sentito da individui più fragili sul piano culturale e in quelle aree urbane con un territorio degradato o anche solo spersonalizzante”. I motivi sono complessi anche se in gran parte riconducibili ad un modello economico che mette al primo posto le logiche di mercato e non gli uomini e la natura. È necessario, quindi, sottolinea Striano, “un grande impegno per ricercare una nuova idea e nuova pratica di ‘spazio dell’interesse comune’”.
In questo la Toscana sembra essere un passo avanti se gli esponenti del terzo settore tengono a sottolineare il “buon livello del sistema di protezione sociale della Toscana che fino ad oggi ha visto dare adeguate risposte alle richieste dei cittadini”. Proprio in questi termini si esprime Lorenzo Landucci che nota tuttavia come “in uno scenario in rapido cambiamento, dove la composizione sociale ed economica dei cittadini toscani sta rapidamente cambiando, intravediamo delle criticità che rischiano di mettere in crisi l’attuale modello di protezione”. Tra queste, ad esempio, una crisi economica sempre più sentita, la povertà in aumento, l’invecchiamento della popolazione che sembra diventare un problema anziché un’opportunità e lo stesso fenomeno migratorio che rischia di aumentare le fasce di disagio e impedire una giusta integrazione.
Di “quadro fatto di luci e ombre certamente interessante da valutare” parla Angelo Migliarini per il quale “si può e si deve migliorare, ma gli standard raggiunti in Toscana sono, obiettivamente, tra i migliori del Paese e, nel campo della sanità, forse tra i migliori d’Europa”.
Dello stesso parere il presidente dell’Arci Toscana che sottolinea in particolare l’attenzione mostrata dalle istituzioni pubbliche e la diffusione straordinaria dell’associazionismo sul territorio.
Elemento questo, insieme alle pubbliche assistenze e alle parrocchie, che anche per Corsinovi rende di “buon livello” il sistema di protezione sociale della nostra regione, con “un efficiente sistema di attenzione ai bisogni della persona, e non solo, che ha pochi eguali nel nostro Paese”.
Secondo Anna Ferretti “vicinanza, inclusione e sostegno a tutte le persone che vivono sul territorio” sono gli ingredienti di base del sistema toscano, che anche il presidente dell’Humanitas di Scandicci giudica “ottimo”.
Ma quali sono le prospettive di un sistema sociale – e di conseguenza il ruolo del terzo settore – che, per quanto positivo, si trova comunque a dover interagire con una società che presenta un indice di invecchiamento in progressiva crescita e risorse umane sempre più scarse?
Il terzo settore toscano, spiega Landucci, “è ormai pronto ad assumere, per quanto di sua competenza, quel ruolo necessario a costruire nuove reti sociali di protezione che rispondano, con più efficacia ed efficienza, ai continui e repentini cambiamenti dei bisogni sociali”, purché si entri in una logica di governance, che, in altre parole, significa lavorare con gli altri soggetti e condividere con essi gli obiettivi da raggiungere costruendo insieme le possibili soluzioni.
Secondo Angelo Migliarini la ricetta per il futuro è “un patto sociale tra le istituzioni, il terzo settore e il mondo sindacale al fine di promuovere concretamente, entro regole pubbliche e sotto la regia e il controllo pubblico, lo sviluppo e la differenziazione delle offerte all’interno di un settore di intervento che non è esagerato definire vera emergenza sociale”. Sul rinnovamento interno alle associazioni come elemento complementare alla tenuta e allo sviluppo del settore si sofferma invece il presidente dell’Arci Toscana, Vincenzo Striano.
Anna Ferretti di Federsolidarietà ritiene comunque importante sottolineare il valore dell’associazionismo indipendentemente dalla scarsità delle risorse. Questo perché, “le reti di relazioni umane e fiduciarie che queste realtà instaurano non si raggiungono certamente neppure con i più efficienti servizi sociali – e conclude – un sorriso o una carezza non hanno prezzo: per un anziano a volte sono più importanti queste ‘attenzioni’ di una medicina”.
Dello stesso avviso Romano Manetti che ricorda come l’esperienza dell’Estate Anziani (la segnalazione da parte dei medici di famiglia di persone ultrasettantenni fragili e bisognose di interventi da parte delle associazioni di volontariato) abbia dimostrato che, nella maggioranza dei casi, quegli anziani avevano soltanto bisogno che “alle quattro del pomeriggio, una voce amica gli dicesse: sono Cristina, come sta?”. E per il futuro, quali sono le proposte e i suggerimenti per la Regione Toscana? “Ai servizi di welfare è richiesto di riformulare la propria mission e di proporsi in un’ottica di scambio quali preziosi costruttori di legami sociali, dunque quale risorsa insostituibile per lo sviluppo del territorio”, spiega Landucci. Al centro dell’attenzione, per Alberto Corsinovi, l’importanza di mettere in rete tutti i soggetti che a vario titolo interagiscono nel vasto e variegato mondo della protezione sociale e che spesso non portano ad un sistema efficace ed efficiente, rispetto alla quantità e qualità di risorse economiche, intellettuali ed ideali impegnate.
Di metodo preferisce invece parlare Angelo Migliarini: “Un mercato sociale orientato alla qualità dei servizi e ai bisogni di benessere sociale dei cittadini richiede politiche, riconoscimento e sostegno a favore di settori di imprenditorialità sociale forti e strutturati, competenti sul piano della professionalità, eticamente e socialmente motivati, laici e orientati ai bisogni di persone e comunità”.
Mentre “favorire una crescita del ruolo autonomo del terzo settore da una parte ed esaltare e moltiplicare le forme di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica dall’altra” sono i suggerimenti del presidente dell’Arci Toscana che tiene a ribadire che “perché questo avvenga occorre un reale trasferimento di poteri dal mondo tradizionale della politica a quei soggetti della società civile che partecipano in maniera socialmente utile alla vita della comunità ”.
A speranze più che a suggerimenti si riferisce Anna Ferretti. Il presidente di Federsolidarietà si augura che si possa “mettere mano ad una revisione ed un aggiornamento della legge regionale numero 87 del 1997 sulle cooperative sociali per adeguarla alle nuove normative e rendere più puntuale, omogeneo e cogente sul territorio il sistema di affidamento dei servizi alla persona da parte degli enti locali e delle Aziende Usl”.
Tutto questo senza dimenticarsi dell’attuazione della legge regionale numero 41 del 2005, delle azioni di sostegno e di promozione della cooperazione per l’inserimento lavorativo oltre che della valorizzazione del servizio civile in Toscana.
Dunque, “gli attori del sistema ci sono: occorre lavorare per coinvolgerli maggiormente, non soltanto nella esecuzione degli interventi, ma anche nelle scelte di programmazione sui territori”, osserva Romano Manetti. “Occorre costituire e rafforzare le reti dei servizi – puntualizza – al fine di evitare sprechi o duplicazioni, migliorare la qualità della vita dei cittadini che, come sappiamo, soltanto per il 25 per cento è determinata dal sistema sanitario; l’altro 75 per cento è dato dalla qualità della vita di tutti i giorni, dalle relazioni, dallo stress, dalle preoccupazioni per il lavoro, per la casa, i figli”. In questo, tutta la società civile può giocare un ruolo importante.
Questo aggiornamento lo trovi in:
Aggiornato al:
27.01.2008
Article ID:
261881