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Una straziante incertezza. Internati militari italiani fra guerra, morte e riconoscimenti da parte della Repubblica

Presentato il volume a Firenze

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Giovedì 8 settembre 2022 si è tenuta la presentazione del volume di Gabriele Bassi, Nicola Labanca, Filippo Masina "Una straziante incertezza. Internati militari italiani fra guerra, morte e riconoscimenti da parte della Repubblica" - Viella 2022.

Nel periodo che va dalla fine dell’estate 1943 alla Liberazione, circa 800 mila italiani, militari e civili, vennero trasferiti coattivamente nel territorio del Terzo Reich per essere impiegati come forza lavoro nell’economia bellica tedesca.
Il gruppo più numeroso, oltre 650 mila, è  quello degli IMI, Internati Militari Italiani, la cui storia ha inizio l’8 settembre 1943, il giorno dell’armistizio con le forze alleate, annunciato dal generale Pietro Badoglio, capo del governo dopo la destituzione di Mussolini.
Immediata è la reazione della Germania e le truppe italiane, acquartierate in territori dalla Francia alla Russia e nella stessa penisola, prive di ordini precisi, diventano facile preda dell’ex alleato. Costretti a consegnare le armi, migliaia di soldati sono posti di fronte alla richiesta di continuare a collaborare con i tedeschi e con la Repubblica di Salò, costituitasi il 23 settembre dopo la liberazione di Mussolini. Una piccola parte accetta; altri, come a Cefalonia, lottano  strenuamente fino alla morte.
La maggior parte dirà NO! e trascorrerà venti mesi di internamento in condizioni disumane nei
lager del Terzo Reich patendo la fame, il freddo, il lavoro coatto.
Definiti IMI, Internati Militari Italiani, con provvedimento arbitrario di Hitler che eludeva la
Convenzione di Ginevra del 1929, i sottoufficiali e i soldati alloggeranno negli Stammlager, mentre gli ufficiali agli Oflager, sottoposti all’autorità del comando supremo delle forze armate tedesche (OKW).
Circa 50 mila lavoratori coatti, definiti Stück – Pezzi, perdono la vita nel corso della prigionia per
malattie, denutrizione, esecuzioni, bombardamenti.
Nell’agosto 1944, per un nuovo accordo tra Hitler e Mussolini, gli IMI cambiano di status e
diventano lavoratori civili, cosa che costringe al lavoro anche gli ufficiali.
La maggior parte di loro confermerà il proprio NO! fino alla liberazione avvenuta tra febbraio e fine aprile 1945.
La loro battaglia senza armi li ha resi interpreti della Liberazione dal giogo nazifascista e
protagonisti della nascita della Repubblica antifascista che ripudia la guerra.
Questa storia, ancora oggi assente nei testi scolastici, dovrebbe iniziare ad essere materia educativa; i valori di pace, democrazia, libertà e solidarietà che ispirano la Costituzione italiana, sono il frutto della lotta di quanti combatterono e lottarono per offrirci una prospettiva di futuro migliore e quindi anche degli IMI.
Gabriele Bassi, Nicola Labanca, Filippo Masina, sulla base della consultazione di fonti inedite e di un uso innovativo di quelle già note, portano alla luce decine e decine di storie degli IMI e delle loro famiglie mostrandoci le “strazianti incertezze”: dal reclutamento, al combattere e morire e, non meno straziante, al difficile riconoscimento del loro sacrificio da parte della Repubblica che, con gli Internati Militari, fu a lungo matrigna.

Il volume è stato cofinanziato con le risorse di cui all’annualità 2021 - art. 4 della legge regionale n. 38 del 14 ottobre 2002: Norme in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell'antifascismo e della resistenza e di promozione di una cultura di libertà, democrazia, pace e collaborazione tra i popoli.

Per rivedere la presentazione:

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Aggiornato al:
12.09.2022
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125521081